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"NUOVI SCENARI PER L'AMBIENTE COSTRUITO": SINTESI DEL WEBINAR DI AUSER LOMBARDIA E ISTITUTO NEUROLOGICO BESTA

Ripensare gli ambienti condivisi può diventare fattore di prevenzione rispetto a condizioni di disabilità: l’esperienza del Covid-19 ci ha portato a pensare con consapevolezza all’esigenza di avere spazi più sicuri ed inclusivi. Ambienti costruiti (cioè progettati e creati da mani umane) che siano facilitanti per bambini, disabili e anziani renderanno la vita più semplice anche all’adulto in pieno vigore e renderanno le città davvero a misura d’uomo. In caso di un nuovo periodo di lockdown, come vorremmo migliorare i nostri ambienti di vita, per farli diventare dei facilitatori?
Ecco il tema principale esaminato durante il webinar organizzato il 9 luglio 2020 da Auser Regionale Lombardia e dalla Fondazione I.R.C.C.S. Istituto Neurologico Carlo Besta, nell’ambito del progetto “Tapas in Aging”; sono intervenute Matilde Leonardi (Direttrice U.O.C. Neurologia, Salute Pubblica e Disabilità della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico ‘Carlo Besta’, che si occupa di progetti europei ed internazionali relativi anche alla gestione delle emergenze), le psicologhe Erika Guastafierro e Claudia Toppo (ricercatrici del progetto Tapas e dirette collaboratrici della dott.ssa Leonardi), l’architetto Paola Bucciarelli, Rosa Romano (responsabile della progettazione di Auser Regionale Lombardia) e Lella Brambilla (Presidente di Auser Regionale Lombardia). 
Il progetto biennale Tapas, finanziato da Fondazione Cariplo e attivo fino ad aprile 2021, studia (secondo il modello bio-psico-sociale) l’impatto che spazio, tempo, ambiente e relazioni sociali hanno sul benessere psicofisico della persona anziana e sul processo di invecchiamento. 
Le famiglie adesso sono entità sempre più polverizzate e la percentuale di anziani cresce di continuo – ha spiegato Paola Bucciarelli - sarebbe normale che l’ambiente costruito si adattasse alle persone, non viceversa. Gli ostacoli non vengono percepiti finché la persona sta abbastanza bene per destreggiarsi nel superarli, ma basta un piccolo incidente perché la persona e i suoi familiari all’improvviso si rendano conto del disagio. Il Covid-19 è arrivato all’improvviso e ha cambiato la relazione con i nostri ambienti e le relazioni interpersonali, a qualsiasi età. Dire che si torna alla normalità significa perdere un’occasione, è il momento di intercettare le necessità dei singoli e della collettività. Tutti noi ci siamo trovati a cambiare prospettiva sui tempi e sui modi di fruizione degli spazi, sia aperti che chiusi. Il rapporto con il nostro contesto non è scontato, l’ambiente può essere facilitatore o può essere barriera. La casa per tanti è stata un rifugio, un luogo di affetti e di cura ed è tuttora un facilitatore per chi ad esempio può praticare lo smartworking, mentre per altri che vivevano situazioni di disagio o addirittura di violenza domestica la casa è diventata una prigione senza via d’uscita. I luoghi di servizio, dalla posta al supermercato, da un giorno all’altro sono stati percepiti come luogo di potenziale contagio; molte relazioni sono state compromesse, solo la tecnologia ci ha permesso di mitigare questa emergenza e gestire un’emotività anche a distanza. Se il Covid-19 si fosse presentato vent’anni fa, non sarebbe stata la stessa cosa. Certo, una carezza vale più di mille parole e questo, così come la convivenza con le mascherine e con i guanti, ci ha dimostrato cosa significa non avere menomazioni eppure avere delle limitazioni nelle nostre attività quotidiane. Pensiamo poi a chi ha problemi di udito e non può leggere il labiale, pensiamo alla quantità di incidenti domestici avvenuti durante il lockdown, pensiamo ai nostri spazi di vicinato che chiedono un serio ripensamento multidisciplinare, adesso che le città si sono riempite di due ruote e di monopattini, tra l’altro al momento ancora senza regole e senza assicurazioni… La disabilità è una condizione di salute che si sviluppa in un ambiente non favorevole, quindi ripensare l’ambiente è un fattore di prevenzione”. 
Supportare le persone più vulnerabili, l’orientamento alla salute pubblica e le economie locali, creare strade sicure (per oggi e per domani!), coinvolgere le realtà locali nei processi decisionali, agire subito e adattare nel tempo: questi devono essere i princìpi faro per gli investimenti e per le scelte di chi è amministratore pubblico. 
Matilde Leonardi ha fatto una riflessione anche sul tempo: “Il tempo è cambiato anche come elemento: sembrano passati anni da febbraio 2020… E poi, un anno a cinque anni è uguale a un anno a 50 anni o a 80? Il senso del tempo cambia con la vita e l’abbiamo esplorato in Tapas insieme allo spazio. Lavorare con Auser significa entrare in contatto con l’età della saggezza e delle radici: siamo orgogliosi di aver varato e portato a risultato, proprio durante il picco del Covid-19, il progetto parallelo “Vivere ai tempi del Coronavirus” per capire come un campione di 515 persone over 65 residenti in Lombardia abbiano fronteggiato la situazione, percepito il rischio, curato la qualità della vita in un momento assolutamente particolare”. 
Auser Lombardia, che persino nei mesi più impegnativi ha sempre mantenuto attivi i servizi (potenziando la telefonia sociale di compagnia insieme alla consegna di farmaci e spesa a domicilio), anche grazie a tanti giovani che si sono avvicinati all’associazione (un plauso a Giacomo Pigni di Auser Ticino Olona, nominato recentemente Cavaliere della Repubblica proprio per la sia attività come volontario Auser), adesso sta riaprendo gradualmente i propri spazi alla comunità.


Auser, nell’ambito di Tapas, avrà un ruolo importante anche di dialogo con le istituzioni: “I luoghi sono identitari per le persone – dichiara Lella Brambilla – perché sono le loro storie, i loro ricordi, le strade sono luoghi della memoria, di incontro e di emozioni. Ci troviamo bene in un luogo e ci vogliamo tornare perché ci aiuta a vivere meglio e dunque bisogna stare molto attenti a creare i non-luoghi nelle nostre città. Sta arrivando l’estate, per l’anziano che resta a casa la soluzione non deve essere il supermercato: Auser ha centri che definiamo “aperti per ferie”, che sono presidio di sicurezza per le persone. La telefonia sociale è sicurezza. La partecipazione è sicurezza. Alcune scelte scellerate nelle RSA durante il picco del Covid-19 e la considerazione dell’anziano come sacrificabile, che è passata da alcuni media, sono state un grave passaggio sociale e Auser ha aiutato tantissimi anziani impauriti e disorientati. Tutti i dati fruibili che abbiamo raccolto finora insieme all’Istituto Besta e le nostre esperienze associative sull’intero territorio lombardo ci dicono che il tema centrale è la domiciliarità: un anno fa Auser ha lanciato una proposta basata sul diritto dell’anziano a invecchiare a casa propria il più possibile e con la migliore qualità della vita possibile. Molti anziani vivono in case vetuste e senza ascensori, i comuni non possono nascondersi dietro la difficoltà economica e questa è una delle prime questioni su cui confrontarsi con le amministrazioni locali, per costruire una nuova dimensione dell’abitare senza barriere architettoniche, dimensione valida tanto per l’anziano quanto per ogni cittadino. La Riforma del Terzo Settore, all’articolo 55, dice che il Terzo Settore deve co-progettare e co-programmare con le istituzioni. I dati di Tapas saranno la traccia fondamentale per un confronto concreto ed efficace”.
Clicca qui per scaricare le slide di Paola Bucciarelli in formato .pdf



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